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NEVE NELLA PIANURA PADANA:

 

CONDIZIONI PER LA NEVE IN PIANURA PADANA

 

Condizioni e prospettive previsionali per la neve sulla Pianura Padana

 

L'intensità delle perturbazioni, la presenza e l'orientamento delle barriere montuose rappresentano un fattore decisivo sulla distribuzione delle precipitazioni in generale e delle nevicate in particolare.

 

Le depressioni che nascono sul Golfo di Genova, sono un fulgido esempio di quanto appena detto, infatti quando viene richiamata aria fredda da N/E e calda meridionale, si possono verificare intense nevicate sul sistema alpino e sull'Appennino settentrionale (disposto perpendicolarmente alle correnti da N/E, che determina il sollevamento dell'aria).

 

Sul settore centro-occidentale possono verificarsi nevicate anche di notevole importanza, quando aria calda e umida affluisce, dai quadranti meridionali, sopra un cuscino d'aria fredda preesistente, intrappolato dal sistema orografico (nevicate da raddolcimento). In queste circostanze, le massime precipitazioni a carattere nevoso si verificano sulle zone pedemontane del Piemonte e della Lombardia, e possono estendersi alla bassa pianura e all'Emilia occidentale; mentre sulla Romagna e sul Triveneto è più frequente la pioggia nonostante spesso la temperatura faccia presagire la neve. ( si vedano anche gli articoli sui cuscinetti di aria fredda). Può capitare dunque che nevichi su Piemonte ed ovest Lombardia, mentre piove non solo sul settore centro-orientale, ma anche sull'Appennino Tosco-Emiliano, già invaso da venti meridionali caldi.
Sul settore orientale le nevicate, sono più frequenti con gli influssi di masse di aria fredda da N/E (Bora o Burian) al suolo o in quota che interessano più direttamente l'alto Adriatico e la Romagna.

 

Notevoli precipitazioni nevose possono verificarsi anche con depressioni che dal Golfo di Genova si muovono verso le regioni centrali, quando è presente un'alta pressione sull'Europa centrale; in questo caso, l'aria caldo-umida che affluisce dai quadranti meridionali contrasta con quella più fredda da N/E che viene "spinta" dall'Alta pressione; più forte sarà il contrasto delle due masse d'aria e il sollevamento determinato dalla presenza dei rilievi appenninici, perpendicolari alle correnti, più abbondanti saranno le precipitazioni, in particolare mano a mano che ci si avvicina all'Appennino. Questo spiega come possa capitare che la neve possa cadere più abbondante sulla pedemontana emiliana rispetto alla pianura emiliana ed alle zone a nord del Po.

 

Perchè la previsione della neve sulla Pianura Padana è così ostica?.

 

Beh, oltre a quello detto in precedenza, c'è da tenere in considerazione altri aspetti che complicano ulteriormente la previsione.
Innanzitutto, le nevicate più abbondanti avvengono con temperature prossime a 0°C, ed un lieve cambiamento della temperatura, o poche decine di metri di quota in più o in meno, possono segnare il confine tra una tormenta di neve e una pioggia torrenziale.

 

Una delle maggiori difficoltà, si ha quando davanti ad un fronte perturbato in avanzamento, è di poco superiore allo zero, anche perchè la temperatura al suolo non è sempre indicativa della quota dello zero termico nella libera atmosfera.
In tal caso è difficile prevedere il carattere della precipitazione; in genere il processo di formazione della neve fa raffreddare lo spazio sottostante la nube tanto più rapidamente quanto più intensa è la precipitazione, facendo abbassare di quota lo zero termico, per cui la precipitazione può iniziare come pioggia ad una temperatura di +3/+4°C, ma via via che la pioggia si intensifica ed evapora nell'aria satura sottostante la nube, raffredda l'aria stessa, così la precipitazione può raggiungere il suolo sottoforma di neve o pioggia mista a neve con temperatura intorno a +1/+2°C.

 

Al contrario, può sopraggiungere ad una determinata quota, uno strato sufficientemente spesso di aria calda, tale da fondere la neve durante la caduta.
In questo caso, in certe zone di fondovalle e di pianura, dove facilmente ristagna l'aria fredda, si possono avere delle pioggie anche con temperature vicine o leggermente al di sotto dello zero. Diversamente, se lo strato freddo a contatto col suolo è abbastanza spesso, la pioggia o la neve semisciolta possono ricongelare dando luogo a nevischio o gragnuola.
L'osservazione della temperatura al suolo durante il sopraggiungere di un fronte non basta dunque, diventa fondamentale conoscere la quota dello zero termico nella libera atmosfera, e le sue variazioni all'arrivo del fronte perturbato.

 

La previsione della neve si complica ancora di più se pensiamo all'azione svolta dall'arco alpino: rappresenta una grossa incognita soprattutto quando le perturbazioni provengono da nord; esso può essere una "barriera" invalicabile per le nubi, che sono costrette ad aggirare l'ostacolo. In questo caso, nella Pianura Padana il cielo appare poco nuvoloso e della perturbazione "non si vede nemmeno l'ombra" oppure si attivano venti di caduta con un sensibile rialzo termico e cielo sereno; se però la perturbazione è più intensa o se si forma una depressione sottovento, il tempo è pronto a peggiorare rapidamente, e se le condizioni termiche sono favorevoli, può nevicare anche abbondantemente sulla valpadana.

 

Gli afflussi di aria artica portano improvvisi abbassamenti di temperatura e difficilmente quantificabili, con nevicate anche in primavera.
Talvolta si prevedono nevicate da "raddolcimento" al sopraggiungere di perturbazioni atlantiche, ma basta che la perturbazione rallenti la sua corsa, perchè i venti meridionali spazzino via il cuscino d'aria fredda, aumentando la temperatura al suolo ed innalzando la quota dello zero termico, favorendo le condizioni per la pioggia, rispetto alla neve.

 

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